La notte scorsa ad Andria e Taranto i Carabinieri – sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia – hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e due agli arresti domiciliari, nei confronti di Cristina Capogna, Giulio Salamino, Vito Davide D’Avanzo e Nicola Santovito.
I quattro sono ritenuti colpevoli, in concorso tra loro, di aver detenuto armi (anche da guerra) che avrebbero utilizzato in un piano armato di vendetta.
Le indagini dei Carabinieri, infatti, partono in seguito all’omicidio di Vito Capogna il 26 luglio del 2019. In quell’occasione i figli, Pietro e Valerio, si stavano organizzando per una nuova azione di fuoco, per vendicare l’omicidio del padre. I due sono stati arrestati lo scorso febbraio. Le attività tecniche dei militari hanno evidenziato una escalation di progetti preparatori alla vendetta che l’intero nucleo famigliare stava elaborando.
Le indagini, infatti, hanno fatto emergere la figura della sorella dei Capogna, Cristina, che aveva assunto le redini della situazione famigliare, per “sistemare” personalmente la faccenda con una azione di fuoco contro i cosiddetti “anziani dai capelli bianchi” che non avevano fatto nulla per vendicare il padre Vito. In questo contesto si inseriscono le figure di Giulio Salamini, reclutato da Pietro Capogna in qualità di killer, e D’Avanzo e Santovito – finiti ai domiciliari – usati come pedine di supporto al progetto criminoso che fornivano copertura armata alla famiglia in città.