È stato raggiunto un accordo raggiunto tra i sindacati bancari e i commissari della Banca Popolare di Bari.
L’intesa, firmata ieri a Roma, arriva dopo diverse settimane di trattative e getta le basi per il salvataggio dell’Istituto di credito pugliese. Saranno chiuse 91 filiali, rispetto alle 94 inizialmente richieste dai commissari. Il testo sottoscritto prevede circa 650 esuberi – su un totale di 2700 dipendenti – divisi su un arco temporale di dieci anni, anche con l’utilizzo delle norme per l’anticipo della pensione, grazie alla “Quota 100”.
I pensionamenti e i prepensionamenti saranno gestiti solo su base volontaria. Esclusi licenziamenti ed esternalizzazioni.
Questo permetterà un risparmio di 67 milioni di euro, meno rispetto ai 70 milioni inizialmente chiesti dai commissari. “Scongiurata – spiegano i sindacati – qualsiasi ipotesi di esternalizzazione. Verranno confermati tutti i contratti di lavoro a tempo determinato. “Nell’accordo non hanno trovato spazio né i riferimenti alla legge 223 del 1991 sui licenziamenti collettivi né i riferimenti al demansionamento delle lavoratrici e dei lavoratori. La mobilità del personale sul territorio sarà fortemente limitata.
Le organizzazioni sindacali hanno chiesto una forte discontinuità nel management affinché il piano industriale sia gestito ad un nuovo gruppo dirigente”. In ultimo i sindacati hanno rassicurato sulla presenza di Microcredito centrale, che si appresta a diventare socio stabile della Popolare di Bari: “L’Istituto bancario ha assunto l’impegno sul futuro del gruppo, in particolare manifestando l’intenzione di sviluppare il progetto volto alla creazione di un polo bancario del Sud”.
La Regione Puglia, inoltre, è disponibile ad entrare nel capitale della Banca Popolare di Bari. “Questa Banca deve ricominciare a dare nel più breve tempo possibile valore alle azioni, mantenendo in società tutti i soci che in questo momento stanno vedendo le loro azioni pregiudicate”, ha detto il presidente Michele Emiliano che ieri ha partecipato alla riunione al Mef.