Si è presentato su una sedia a rotelle il Procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, per rispondere a tutte le domande dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto ieri nel Palazzo di Giustizia di Potenza.
A causa delle condizioni di salute e “per tutelare l’immagine della Procura” l’ormai ex procuratore Capristo, ha presentato domanda di pensione. L’ha detto il suo legale, l’avvocato Angela Pignatari, al termine dell’interrogatorio durato circa un’ora.
Capristo è stato arrestato il 19 maggio scorso per truffa e un presunto tentativo di “aggiustare” un procedimento aperto dal pubblico ministero Silvia Curione, in servizio nella procura di Trani che Capristo aveva guidato fino al 2016. Al Gip del capoluogo lucano, Antonello Amodeo, Capristo “ha fornito ogni spiegazione – ha detto il suo legale – ai fatti che venivano contestati negando tutte le accuse”.
Sulle presunte pressioni alla Pm Curione ha spiegato di essere all’oscuro delle iniziative del suo autista, l’ispettore di Polizia Michele Scivittaro e delle azioni che gli imprenditori baresi Cosimo, Giuseppe e Gaetano Mancazzo, avevano avviato per ottenere il processo nei confronti di un uomo, che questi ultimi avevano denunciato per usura. La linea difensiva si aggiunge alle dichiarazioni fatte, dunque, dai quattro co-indagati nel corso del loro interrogatorio avvenuto, invece, il 22 maggio scorso: Scivittaro ha confermato l’esistenza dell’incontro con la Pm Curione di Trani, frutto di una sua idea di cui Capristo, però, era completamente all’oscuro. L’intento era quello di chiedere esclusivamente informazioni sulla denuncia degli imprenditori, suoi compaesani e amici di vecchia data.
Gli imprenditori Mancazzo, infatti, avrebbero ammesso di aver confidato la vicenda giudiziaria all’agente, aggiungendo che l’interessamento sarebbe scattato solo per comprendere l’esito della denuncia formulata un anno prima. Ora si attendono le udienze davanti al Tribunale del Riesame, che si svolgeranno tra un paio di settimane, in cui i difensori richiederanno la revoca dei domiciliari per i cinque indagati.