Un decreto di citazione ritenuto incompleto. Con questa motivazione il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiesto la propria esclusione come responsabile civile dal processo per l’incidente ferroviario del 12 luglio del 2016. Il fatale scontro tra i due treni della Ferrotramviaria, avvenuto sulla tratta a binario unico Andria-Corato, che causò la morte di 23 persone e il ferimento di altri 51 passeggeri.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, tirato in ballo, nel processo, come responsabile civile, ha richiesto così la propria esclusione per un mero aspetto formale, per l’appunto descrivendo il decreto di citazione come incompleto.
Dura la reazione dei familiari delle vittime: “Ci sentiamo traditi dallo Stato”, hanno affermato in coro. “Di fuga delle istituzioni dal processo” ha parlato invece l’avvocato Andrea Moreno, difensore di alcune parti civili.
Sul disastro ferroviario è in corso a Trani l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio di 18 persone tra dirigenti e dipendenti della società Ferrotramviaria e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, accusati a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso.
Secondo quanto messo in luce dalle indagini condotte dalla magistratura tranese, il giorno della tragedia venne dato da Andria l’ok per la partenza del treno senza aspettare l’incrocio con il convoglio proveniente da Corato, la cui partenza, però, non era stata neppure comunicata. Per questo la Procura ha chiesto il processo per i dirigenti di movimento delle due stazioni. Mentre sugli allora dirigenti di Ferrotramviaria pende la contestazione di “non aver adeguatamente valutato i rischi”, con la conseguente violazione di una serie di norme sulla sicurezza. Rischiano il rinvio a giudizio anche due dirigenti del Ministero delle Infrastrutture, accusati di non aver “compiuto verifiche periodiche” e di non aver adottato “provvedimenti urgenti” per eliminare il vetusto sistema del blocco telefonico.
Le parti civili avevano chiesto, nella scorsa udienza, la citazione come responsabili civili del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Regione Puglia e della Ferrotramviaria. Ma tutti e tre, in aula, hanno chiesto ora di essere esclusi.
“L’atteggiamento del Ministero – ha commentato Daniela Castellano, presidente dell’Associazione strage treni in Puglia – è una mancanza di rispetto per i morti e le loro famiglie. Ma noi non ci arrenderemo. Il caso Cucchi – ha proseguito Castellano – ci insegna che le battaglie dei familiari delle vittime sono quelle che portano alla verità, noi abbiamo pagato con il sangue dei nostri cari e la voglia di verità viene prima di tutto”.