Crediti inesigibili per centinaia di milioni di euro sarebbero stati concessi per anni a decine di società anche in stato di dissesto. Quei crediti, spacciati come prestiti sicuri, sarebbero stati poi inseriti nei bilanci della Banca Popolare di Bari senza che vi corrispondessero somme a copertura.
E’ attorno a questo aspetto che potrebbe configurarsi la nuova accusa di falso in bilancio per gli ex vertici dell’istituto di credito barese, commissariato a dicembre. Il nuovo filone d’inchiesta su cui la Procura di Bari sta avviando accertamenti nell’ambito delle indagini sulla presunta mala gestione della banca, riguarderebbe in particolare la concessione di crediti con riferimento ai quali nei bilanci non sarebbe stato previsto un adeguato “patrimonio di garanzia”.
Sull’analisi di questi crediti sono al lavoro da settimane i commissari, i quali dovranno calcolare l’ammontare complessivo del buco, che potrebbe sfiorare il miliardo di euro. La due diligence dei commissari, cioè la verifica dei bilanci bancari, “entro metà marzo dovrebbe essere pronta”, ha annunciato Alessio Villarosa, sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze, in occasione di un incontro organizzato a Bari, dal Movimento 5 Stelle con risparmiatori e azionisti che si ritengono truffati.
La questione dei crediti inesigibili era già stata affrontata dalla Banca d’Italia nella relazione trasmessa a pochi giorni dal commissariamento e trasmessa alla Procura di Bari, nella quale si evidenziava fin dal 2018 “la necessità di un’attenta valutazione dell’adeguatezza degli accantonamenti a fronte di crediti deteriorati, soprattutto per le cosiddette inadempienze probabili (crediti a imprese in temporanea difficoltà)”, come avvenuto con le società del gruppo Fusillo di Noci (Bari), poi fallite.
Nell’inchiesta sul crac, gli ex vertici della Popolare di Bari sono indagati per concorso in bancarotta fraudolenta. Intanto lunedì, arriverà in aula alla Camera il decreto legge con il quale il Governo stanzia 900 milioni di euro per la Popolare di Bari.