A piazzare l’ennesimo ordigno, a Foggia, sarebbe stata una sola persona incappucciata. È quanto emergerebbe da una prima visione dei filmati delle telecamere di sicurezza della struttura polivalente per anziani “Il sorriso di Stefano” del gruppo “Sanità più” situata in una zona semicentrale della città, in via Vincenzo Acquaviva.
Sembra un incubo e quasi quotidianamente ci si aspetta e ci si chiede “Chi sarà il prossimo”. Stamattina erano da poco passate le cinque e mezza quando la bomba fa esplodere la saracinesca metallica che si è introflessa provocando la lesione di un vetro dell’infisso retrostante. L’onda d’urto ha interessato anche quattro autovetture parcheggiate sulla strada. La scientifica ha evidenziato che l’esplosione è stata provocata dalla deflagrazione di una “bomba carta”, innescata con una miccia a lenta combustione.
La struttura costituisce un punto di incontro diurno per gli anziani ed è gestita da una società riconducibile ad un imprenditore sanitario foggiano, Luca Vigilante, testimone nel processo “Decima azione” a carico di 29 presunti esponenti della mafia foggiana, e fratello di Cristian – responsabile del personale – a cui la sera del 3 gennaio scorso è stata fatta esplodere una Range Rover di proprietà in via Alfonso I d’Aragona a Foggia. L’ordigno è esploso mentre all’interno del centro era al lavoro una donna delle pulizie che è rimasta illesa. Soccorsa da personale del 118, è stata portata al pronto soccorso in stato di choc. “Siamo tutti esterrefatti – ha detto Luca Vigilante -. Questo ennesimo episodio ci preoccupa ulteriormente. Non ci aspettavamo assolutamente una cosa del genere a distanza di pochi giorni di una risposta collettiva, sociale e istituzionale della marcia organizzata da Libera”. E agli attentatori ha detto: “Basta, cambiate vita, così non si ottiene nulla. Riapriamo subito – ha assicurato – anche perché tutte le nostre strutture sono in sicurezza. Il centro funzionerà ordinariamente: anzi è già aperto perché non ci sono stati danni strutturali”.
Su entrambi i casi di Luca e Cristian Vigilante ora indaga la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. L’attentato è stato oggetto di attenzione nel corso di un vertice che è tenuto stamattina tra inquirenti ed investigatori, oltre ad una serie di incontri in Prefettura con il procuratore della DDA di Bari e il procuratore capo di Foggia, i vertici provinciali delle forze di polizia e rappresentanti delle amministrazioni regionali e locali.
Un primo risultato sembrerebbe una data orientativa, entro il 15 febbraio prossimo, per l’apertura di una sezione operativa della DIA che arriverebbe a Foggia all’interno della Caserma Miale, dov’era ubicata la scuola di Polizia. La dotazione organica sarà di circa 20 unità.