Lo ha detto anche il governatore Michele Emiliano, il risultato delle primarie di ieri – 12 gennaio – era abbastanza scontato.
Alle urne allestite in tutte le province pugliesi per la scelta del candidato del centrosinistra si sono recati 80 mila elettori: il 70 per cento di loro – pari ad oltre 56 mila voti – hanno espresso la loro preferenza proprio per Emiliano.
Tra gli altri candidati il consigliere regionale del Partito Democratico Fabiano Amati, che ha portato a casa il 14 per cento delle preferenze, seguito dall’ex europarlamentare del Pd Elena Gentile al 12 per cento, e dal sociologo Leonardo Palmisano fermo al tre per cento.
Al suo fianco gli altri tre sfidanti che si sono detti immediatamente pronti a “lavorare tutti insieme al fine di contrastare la destra”. “Sarò a disposizione della coalizione, perché sento di poter rappresentare un pezzo di società che chiede un’attenzione differente rispetto al passato – ha sottolineato la Gentile -: parlo delle donne, del terzo settore, delle tante persone che non ce la fanno, dei ragazzi e delle ragazze di questa regione a cui dobbiamo restituire la speranza di un futuro”. “Ci mettiamo al lavoro per capire se abbiamo la forza per coagulare questo consenso e farlo crescere in una lista” – aggiunge Palmisano – “tenendo larga la coalizione e coinvolgendo chi non ha partecipato”, pungola Amati.
Il riferimento è proprio a chi, pur essendo schierato a sinistra, ha deciso di non partecipare e aderire alle primarie come i rappresentanti di Italia Viva di Matteo Renzi, Nichi Vendola, l’onorevole Dario Stefàno con La Puglia in Più e l’avvocato Michele Laforgia, fondatore dell’associazione politica “La Giusta causa”. “In puglia ci sono tre milioni di elettori e alle ultime elezioni regionali il centrosinistra vinse con il 47,12 per cento, pari a poco meno di 800 mila voti validi un pugliese su due, infatti, non andò a votare – ha ricordato Laforgia, che aggiunge -: negli anni anche gli elettori delle primarie sono notevolmente diminuiti. Si è passati dai 200 mila delle primarie del 2010, ai 134 mila del 2014, fino ai 80 mila circa di quest’anno. Sono numeri che denunciano una crisi profonda – conclude Laforgia – e che dovrebbero preoccupare tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra regione”.
E la preoccupazione appartiene anche allo stesso Emiliano.