Lunedì pomeriggio è stata fissata a Roma la riunione del consiglio del fondo del sistema bancario, chiamato a valutare, fra qualche malumore e molte incognite, un altro intervento di salvataggio, quello della Banca Popolare di Bari.
La misura da prendere per ricapitalizzare l’istituto, commissariato due settimane fa, è un passaggio obbligato nell’ambito di un intervento più ampio per il quale il governo ha già annunciato un’iniezione di capitali da 900 milioni da realizzare tramite il Mediocredito Centrale, banca controllata dallo Stato.
Sotto la guida del presidente Salvatore Maccarone gli esponenti della banche italiane dovranno considerare l’impegno per la Popolare di Bari anche se la definizione esatta dalla cifra da mettere sul piatto è in buona parte legata al piano che i due commissari, Enrico Ajello e Antonio Blandini, dovranno presentare una volta concluso l’esame dei conti e con esso in prima battuta il fabbisogno della Bari.
Il Codacons ha fatto i conti di quel che si profila come un altro caso di risparmio tradito e calcola che la banca “ha bruciato fino ad oggi 1,5 miliardi di euro di risparmio dei 70mila soci con l’azzeramento del valore delle azioni, e al momento non si conosce il destino dei 213 milioni investiti dai piccoli risparmiatori in obbligazioni”.
Proprio lunedì fra l’altro c’è in calendario il pagamento della cedola di uno dei bond emessi dall’istituto pugliese. L’8 gennaio parte l’esame del Decreto legge ‘per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca d’investimento’ necessario all’operazione: emendamenti entro il 13, dopo un ciclo di audizioni che toccheranno fra gli altri Bankitalia, Consob e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.