La signora Maria aveva poco più di 17 anni ed era tra i banchi di scuola quando quel 4 novembre del 1994 venne informata della morte di suo padre. L’armatore e capitano del motopeschereccio “Francesco Padre”, esploso e inabissato al largo delle coste del Montenegro.
Da allora sono passati 25 anni. Tra il dolore dei familiari sempre vivo e le inchieste per far luce sulla tragedia.
Molfetta ha voluto fermarsi per commemorare e ricordare i concittadini scomparsi. Prima le preghiere e la santa messa celebrata presso il Duomo, poi il breve corteo e la deposizione di una corona in mare. Sono i momenti vissuti per non dimenticare il capitano Giovanni Pansini e gli altri componenti dell’equipaggio che erano a bordo del motopeschereccio (Saverio Gadaleta, Luigi De Giglio, Francesco Zaza e Mario De Nicolo).
Anni di indagini per far luce sulla vicenda e archiviazioni. La tragedia dell’esplosione del “Francesco Padre”, ha avuto per anni contorni poco chiari. Nel 2014 poi a conclusione della quarta inchiesta, la Procura di Trani, demolendo tutte le altre ipotesi investigative, ha sostenuto come il motopeschereccio “per un tragico errore” sia “stato affondato dalle forze Nato perché scambiato per uno di quei natanti utilizzati in funzione di antisommergibile”.
Per tempo i familiari delle vittime hanno dovuto sopportare la voce definita “infangante” relativa all’ipotesi del trasporto di esplosivo sul motopeschereccio.
Il servizio di TrNews.