Scende in piazza Franco Metta dopo la notizia, arrivata lo scorso giovedì, dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Cerignola. «Vi avevo promesso che avrei cambiato Cerignola e l’ho fatto» dice Franco Metta, con tanto di fascia tricolore.
Dopo essersi trincerato dietro dirette social e post al limite dell’insulto, l’avvocato parla alla città ripercorrendo quanto fatto e le accuse mosse all’amministrazione cicognina.
«Abbiamo fatto tanto in tutti i settori. Abbiamo fatto tanto anche nei settori dove non si vede, come la cultura, i giovani, il welfare. Abbiamo trovato una città al buio e l’abbiamo riportata alla luce» sottolinea.
«La Madonna mi deve fulminare se ho fatto qualcosa non a vantaggio della città ma a vantaggio mio. Però ho dato fastidio – rimarca Metta – ho dato fastidio a quel signore in divisa che venne a chiedermi quale dirigente dovessi nominare. Mi sono fatto tanti nemici, ma sempre con orgoglio. Ogni atto della mia amministrazione è stato acquisito almeno due volte. In quattro anni 100 milioni di euro di investimenti pubblici. Ottanta gare, ottanta ricorsi. E poi sono mafioso» afferma ancora dal palco sul corso cittadino.
«Non sono riusciti in nessun modo ad arrestarmi. E allora hanno inviato la commissione, da cui non ti puoi difendere. In più è stata diffusa una relazione segreta prima che si riunisse il Consiglio dei Ministri. Che serietà è questa?» si chiede.
Franco Metta ripercorre i temi caldi della relazione, dalle frequentazioni del Sindaco al sequestro “delle cime di rapa” come lo definì proprio il primo cittadino all’epoca. C’è spazio anche per gli alloggi sui quali l’amministrazione – a leggere la relazione, ha fatto poco per regolarizzare le posizioni degli occupanti. Manca il passaggio sull’ampliamento del cimitero, anche se Metta è un fiume in piena.
«Sono tre giorni che piango, ma voglio essere ancora Sindaco. Vivremo tempi brutti e duri. Perché di Cerignola non frega niente a nessuno. Gliene frega solo di non farmi fare il Sindaco. Questa fascia – dice rivolgendosi al pubblico – me la tolgo davanti a voi e nessun altro. E spero ci sarà un giudice a Roma che ci darà ragione, che riconoscerà che è persecuzione politica. Io voglio fare ancora il sindaco e sfido i miei avversari a prendere un voto più di me. Sono triste, arrabbiato, mortificato, ma non pensavo fossero tanti quelli che mi vogliono bene. Prometto che ci rivedremo qui».
Il servizio di TrNews.