Nulla di fatto anche questa volta. Il consiglio comunale di Corato resta impantanato in una crisi politica che non sembra conoscere via d’uscita.
La seduta di lunedì sera, convocato a stretto giro dopo il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco, Pasquale d’Introno, è stata uguale alle altre: la spaccatura nella maggioranza di centro destra (con gli otto consiglieri di Direzione Italia assenti) è quanto mai presente, anzi si allarga con il passare delle settimane.
Neanche la prova di forza del sindaco (mi dimetto per spaventare la mia maggioranza che si potrebbe tornare al voto, ci ripenso a 24 ore dalla scadenza dei 20 giorni per provare a scaricare la responsabilità su Direzione Italia, che è pur sempre il partito di maggioranza relativo nel centro destra coratino) è servita. Anzi la doppia mossa di D’Introno, evidentemente, ha ulteriormente allontanato le parti in gioco.
Così la scena di lunedì sera è stata sempre la stessa: un’ora di dibattito con le opposizioni che hanno ribadito di non aver nessuna intenzione di fare da stampella di sostegno a D’Introno, la mancanza del numero legale e la chiusura anticipata dei lavori dell’assemblea. Per l’elezione del presidente del consiglio si prega di ripassare dopo ferragosto.
Corato continua a vivere in un tempo sospeso e in una condizione politica mai vista prima: c’è il sindaco che ha nominato una Giunta per tre quarti, non c’è una maggioranza (o se c’è sta litigando su tutto), non si riesce ad eleggere il presidente del consiglio comunale necessario per proseguire nella trattazione degli argomenti. E in questo prolungato braccio di ferro, la città assiste intontita (non solo per questo caldo agosto). Nel gioco delle parti si aspetta la mossa dell’altro: D’Introno avrebbe potuto confermare le dimissioni ma ha preferito mettere il cerino nelle mani di Direzione Italia, perché in caso di chiusura anticipata di questa consiliatura potrà scaricare la responsabilità sul partito di maggioranza.