droga

A dirlo la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari che, coordinando l’attività dei Carabinieri, ha smantellato un quinto clan barlettano con a capo il 52enne Ruggiero Disalvo, detto “Tucchett”, il quale da anni risultava in contatto con membri del panorama delinquenziale garganico del clan “Li Bergolis”, dai quali si riforniva di ingenti quantitativi di cocaina.

Sette gli arresti, quattro in carcere, tre ai domiciliari, oltre ad altri tre indagati, responsabili di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio internazionale di stupefacenti.

“Un modo di operare – a detta degli inquirenti – a metà tra tradizione e modernità: da un lato lo spaccio ancora “domestico”, dall’altro la sfida della globalizzazione con contatti per l’approvvigionamento della cocaina, garantita da narcotrafficanti colombiani, che passava per l’Olanda (tramite pregiudicati garganici) e operava non solo a Barletta, ma anche a Bari grazie alla vicinanza con il clan Di Cosola. Un enorme volume d’affari – aggiungono – che portava in Puglia almeno 40 kg di cocaina alla settimana”.

L’attività investigativa – portata avanti dal 2014 al 2017 -, parte proprio dalle dichiarazioni di Magno, che hanno coinvolto anche Saverio Tucci, pluripregiudicato di Manfredonia, che pare volesse “allargare il suo traffico di cocaina, eliminando Mario Luciano Romito e il cognato Matteo De Palma (tra i principali nemici)”: da qui ne è scaturito il quadruplice omicidio del 9 agosto di due anni fa a San Marco in Lamis, in cui persero la vita anche due innocenti agricoltori. Proprio l’auto utilizzata dai killer, risultò rubata a Trani a conferma della doppia trama che legava le due consorterie mafiose.

Le indagini sono anche correlate all’omicidio proprio di Tucci, membro di spicco dei Li Bergolis, ucciso ad Amsterdam il 10 ottobre 2017, proprio dal collaboratore Magno poi arrestato nel 2018 grazie al contributo di Eurojust.

Tra gli arrestati anche Pasquale Dico, Antonio Diaferia e Cosimo Damiano Vairo che grazie alla sua attività imprenditoriale di commerciante d’auto, riforniva ai sodali sia delle vetture che di una base operativa in Germania, a Colonia.

Tra i tre ai domiciliari, infine, figura anche la moglie di Disalvo, Maria Lamacchia, che teneva i contatti tramite Diaferia quando il marito era in carcere, e il genero Roberto Sarcina.

Attualmente, ha ricordato il procuratore Giuseppe Volpe, sono in atto altre indagini con ben cinque squadre investigative in altri Paesi europei, a dimostrazione del respiro sovranazionale della criminalità organizzata locale.