L’ex giudice del Consiglio di Stato, Francesco Bellomo, rimane agli arresti domiciliari. In quanto restano “attuali e concrete” le esigenze cautelari e “idonea” la misura domiciliare “considerato il disvalore delle condotte e dell’intensità del dolo”.

È con questi termini che il gip del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, ha rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare nei confronti di colui che è stato arrestato lo scorso 9 luglio per presunti maltrattamenti su quattro donne (tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura). Ma anche per estorsione nei confronti di un’altra ex corsista per averla obbligata a lasciare il lavoro in una emittente locale.

La richiesta di scarcerazione era stata avanzata, martedì scorso, dai difensori dell’ex giudice (gli avvocati Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria), dopo le nove ore di interrogatorio di garanzia nel corso delle quali, Bellomo, aveva respinto ogni accusa, documentando e sostenendo con email ed sms come i racconti di alcune sue presunte vittime non fossero fedeli alla realtà dei fatti.

“Non risultano trascritti integralmente. Non è apprezzabile l’esatta portata dei messaggi di testo”: è stata la replica del Gip del Tribunale di Bari che non ha accolto la richiesta di revoca della misura cautelare presentata dalla difesa di Bellomo.

Nel provvedimento di rigetto, il giudice per le indagini preliminari ha comunque evidenziato come “l’indagato abbia risposto alle domande in maniera articolata e ampia, in rapporto anche alle singole vicende” ma tali “ampie dichiarazioni rese, sarebbero riconducibili allo stato di mere asserzioni difensive” e quindi “non idonee – ha sentenziato  il Gip – a scalfire la complessiva consistenza della piattaforma indiziaria”.

Secondo quanto appurato dalle indagini dei Carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dal sostituto Daniela Chimienti, Bellomo avrebbe importunato alcune corsiste della sua Scuola in cambio di borse di studio. Con alcune di loro, avrebbe avuto anche relazioni intime, costringendole a rispettare rigidi codici di comportamento e dress code. Inoltre l’ex giudice barese del Consiglio di Stato avrebbe controllato anche profili social e frequentazioni delle presunte vittime.

Intanto i difensori di Bellomo hanno già presentato ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca dell’arresto. L’udienza è fissata per il 26 luglio.

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