“La Giunta che mi accompagnerà nei prossimi cinque anni è una prosecuzione di quella precedente, con tante conferme e alcuni nuovi innesti”. Sono le parole con le quali il Sindaco di Bari, Antonio Decaro (rieletto per il mandato 2019-2024) ha annunciato, presso l’ex caserma Rossani, le nomine e la composizione della sua squadra.
Cinque uomini e quattro donne, sei gli assessori confermati. La novità principale è l’entrata in scena di Eugenio Di Sciascio, rettore uscente del Politecnico di Bari, nominato vicesindaco e assessore alla Trasformazione digitale e ai servizi civici. Per le Politiche culturali e turistiche la scelta è ricaduta su Ines Pierucci. Mentre Vito Lacoppola sarà l’assessore alla Città dei diritti, della partecipazione, della trasparenza e della legalità.
Gli assessori uscenti confermati sono stati invece Pietro Petruzzelli (Ambiente, Sanità, Igiene, Sport), Francesca Bottalico (Servizi alla persona), Carla Palone (Sviluppo Economico), Giuseppe Galasso (Viabilità, Urbanizzazioni, Verde pubblico), Alessandro D’Adamo (Tributi, Bilancio e Ragioneria generale), Paola Romano (Pubblica istruzione, Università, ricerca e fondi comunitari).
Resteranno al Sindaco Decaro le deleghe a Polizia locale, Protezione civile, società partecipate, avvocatura, urbanistica, edilizia privata e gestione del territorio.
Le scelte per la composizione della nuova giunta hanno però fatto scatenare polemiche. A scendere in campo è stato il consigliere comunale di opposizione, Filippo Melchiorre: “La nomina della squadra di governo presentata dal Sindaco Decaro oltre che intempestiva visto che il consiglio comunale non è stato ancora proclamato – ha dichiarato l’esponente di Fratelli d’Italia- sentenzia la fine del partito democratico con Bronzini, Introna e D’amore fuori, della lista di Emiliano, con il consigliere Campanelli messo ancora una volta in disparte. Senza parlare delle due liste Decaro per Bari e Decaro Sindaco dove sia Albenzio che Tomasicchio sono stati fortemente penalizzati”.
Per il consigliere Melchiorre le scelte del primo cittadino sarebbero così sintomatiche di un malessere diffuso tra tutte le forze di centrosinistra.