Un esposto, con oltre 6mila firme, depositato in Procura per denunciare la pericolosità delle emissioni cancerogene provenienti dallo stabilimento ArcelorMittal di Taranto. È l’iniziativa che è stata intrapresa da un gruppo di cittadini, con il motto “con il veleno nel sangue e il cuore in mano”.
Il documento con le firme, è stato corredato da foto e video raccolti da novembre scorso che ritrarrebbero le “emissioni nocive e cancerogene provenienti dalle cokerie, dagli altiforni, dalle acciaierie e da altri impianti, gli stessi sequestrati dalla magistratura nel 2012”. Testimonianze che confermerebbero, a detta dei promotori dell’iniziativa, la violazione del’articolo 674 del codice penale con riferimento al “getto pericoloso di cose”.
L’idea dell’esposto, depositato presso gli uffici della Procura della Reppublica, è stata perseguita dall’ambientalista Luciano Manna, per poi essere condivisa da tanti cittadini e associazioni.
Sono state duemila le firme raccolte con moduli cartacei mentre le restanti con una petizione online.
“Per noi- ha dichiarato Manna, il promotore dell’iniziativa- non esiste l’immunità penale posta in un decreto che è anticostituzionale. Con queste firme e questa documentazione chiediamo alla Procura che indaghi la gestione di ArcelorMittal da novembre ad oggi per getto pericoloso di cose. La violazione dei diritti dei cittadini di Taranto- ha concluso l’ambientalista- è reale così come lo sono le patologie e i decessi”.