“Non deve esistere immunità penale in una situazione così delicata come quella di Taranto”. La risposta ad Arcelor Mittal che contesta la decisione del Governo di abolire l’immunità penale, arriva direttamente dal ministro per lo Sviluppo Economico, Luigi Di Maio e proprio a Taranto.
Parole che il vice premier pronuncia prima di entrare in Prefettura per una nuova riunione del Tavolo istituzionale permanente per il contratto di sviluppo del capoluogo ionico. Di Maio ribadisce che su quella norma si sarebbe espressa la Corte Costituzionale in autunno e siccome c’erano delle perplessità era giusto dire che non può esistere immunità penale. Poi il vice premier annuncia la richiesta di chiarimenti sul perché la multinazionale indiana abbia chiesto la cassa integrazione per 1.400 lavoratori dello stabilimento di Taranto: “Se si rispettano i patti come li abbiamo firmati non ci sarà nulla da temere”. Di Maio, accompagnato da altri cinque componenti del Governo (il ministro per il Sud Barbara, Lezzi Lezzi; la responsabile della Salute, Giulia Grillo; quello dell’Ambiente, Sergio Costa; il ministro ai Beni Culturali Alberto Bonisoli e la titolare della Difesa, Elisabetta Trenta) è tornato nel capoluogo ionico a due mesi dall’ultimo incontro, ribandendo che c’è una dotazione finanziaria di un miliardo di euro di investimenti assegnati e solo 300 milioni sono stati finora utilizzati. All’incontro, però, non ci sono a differenza di due mesi fa, le associazioni ambientaliste divise in due grandi gruppi ma entrambi in contestazione con il vicepremier.