Il paese è San Severo, considerato dagli inquirenti – che hanno denominato l’operazione di questa notte “Ares”, come la Tracia greca, abitata da genti barbare e bellicose.
Sì, perché il paese della Capitanata era dei clan e basta: da un lato “la Piccirella”, dall’altra i “Nardino” e anche i “Testa”, tutti egemoni nel traffico di droga a Foggia, e la Polizia – coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari – è riuscita non solo a ricostruire organigrammi e interessi criminali, ma anche a contestare l’associazione mafiosa con l’articolo 416 bis. Tra i 54 arresti figurano elementi di spicco delle consorterie: Vincenzo La Piccirella e Severino Testa, nonché Franco e Roberto Nardino, a capo dell’omonimo clan. Una mafia autonoma e indipendente, dunque, che spacciava e spartiva quantitativi di droga e relativi guadagni davvero ingenti, tanto da procurare continue tensioni tra i diversi gruppi. Cocaina che arrivava dall’estero, in particolare dall’Olanda e poi veniva smistata in giro per l’Italia. Le indagini, cominciate nel 2015, hanno evidenziato il continuo e sistematico ricorso alla violenza per l’affermazione territoriale ed il conseguimento della leadership, nell’ambito di una cruenta contrapposizione fondata anche sull’eliminazione fisica dei rivali.Sono stati accertati diversi episodi intimidatori anche nei tentativi di estorsione verso un commerciante a cui sono state crivellate di colpi sia l’abitazione che l’autovettura.
Tra i particolari emersi, c’è anche l’arresto di altre due persone, indagate per il tentato omicidio – mai denunciato – di Adriano Marchitto e Anna Cira Gualano, commesso lo scorso 4 marzo. La vicenda parte dalle indagini seguite dopo l’omicidio del 58enne Michele Russi, ucciso in un barbiere sette mesi fa da due sicari incappucciati in cui furono ferite altre due persone.
L’attività – svolta da una task force composta da investigatori delle squadre mobili di Foggia e Bari – ha visto l’impiego di oltre 200 poliziotti anche nelle province di Napoli, Milano, e altre città italiane.