Da una parte il rigetto dell’istanza presentata dalla sua difesa e la relativa conferma di come l’ex patron del Bari calcio, Cosmo Giancaspro, debba rimanere in carcere. Dall’altro versante il deposito, da parte del legale del Sindaco, Amedeo Bottaro, del ricorso per il dissequestro dei beni congelati al primo cittadino.
Sono alcuni degli sviluppi dell’inchiesta denominata “Chiavi della città” che ha travolto Trani, il 17 maggio scorso.
In quella giornata l’ex presidente del Bari calcio è stato arrestato con l’accusa di essere il promotore di una associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta. Nello specifico, secondo gli organi inquirenti, Giancaspro, da dirigente occulto della Vigor Trani, avrebbe finanziato la società sportiva ottenendo in cambio favori dalla locale amministrazione comunale (fra i quali la gestione dello stadio e la promessa di altri appalti).
Per questo, nell’inchiesta, è stato chiamato in causa anche il primo cittadino di Trani, Amedeo Bottaro, indagato per peculato, abuso d’ufficio e falso.
Ma per l’avvocato difensore, Mario Malcangi, queste ultime sarebbero “accuse infondate”. Il legale del Sindaco ha fatto sapere inoltre, di aver depositato presso il Tribunale del riesame, il ricorso contro il decretro di sequestro dei beni che sono stati congelati al primo cittadino nell’ambito della stessa operazione della Guardia di Finanza.
“Entro quindici giorni- ha precisato l’avvocato Malcangi, contattato telefonicamente- dovrebbe essere fissata l’udienza in camera di consiglio per la discussione dei motivi e per la decisione”.
Ma nelle ultime ore è giunta anche la notizia del rigetto dell’istanza che era stata presentata dalla difesa dell’ex patron del Bari calcio. Così Giancaspro resta in carcere. A deciderlo è stato il gip Altamura all’esito dell’interrogatorio di garanzia.