Due ore di discussione sull’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro hanno portato il Consiglio regionale a decidere di rinviare e non votare la mozione dell’opposizione di centrodestra, con cui si chiedeva la revoca della nomina del Commissario straordinario dell’Arpal, Massimo Cassano, e di avviare tutte le procedure necessarie per la selezione e nomina del Direttore Generale.
A pesare sull’esito del Consiglio l’assenza del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, impegnato a Taranto con il tavolo permanente per il contratto di sviluppo della città, alla presenza del ministro Luigi Di Maio.
In assenza del governatore è toccato all’assessore al Lavoro, Sebastiano Leo, ribattere alle questioni amministrative e politiche poste in aula, sino all’epilogo del rinvio chiesto dal capogruppo di Emiliano sindaco di Puglia, Sabino Zinni, ed accolto (con 21 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astenuti) per consentire un ulteriore approfondimento alla presenza del presidente della Regione. Decisione criticata dalle opposizioni, a partire da Direzione Italia e Forza Italia, che hanno sottolineato l’inopportunità politica della nomina di Cassano. “Per un’agenzia che ha come mission quella delle politiche attive del lavoro – ha sottolineato Francesco Ventola, di Direzione Italia – andrebbe individuato il miglior direttore generale possibile, attraverso un avviso pubblico e, ferma restando la discrezionalità del presidente della Giunta regionale, non un politico”.
“E’ veramente fuorviante ed inopportuna – secondo il capogruppo forzista Nino Marmo – la scelta di richiedere un rinvio. Solo una scappatoia per prendere tempo rispetto ad una scelta di opportunità politica talmente chiara ed evidente che non doveva sfuggire al nostro presidente. Emiliano doveva tenersi assolutamente alla larga da un’ipotesi così dirompente di occupazione del potere”.
Anche il Movimento 5 Stelle, sottolineando l’ambiguità di prolungare la gestione commissariale dell’Agenzia, ha sostenuto in aula la mozione, con la capogruppo Grazia Di Bari (“la legge è chiara e si cerca di difendere l’indifendibile”) ed i consiglieri Antonella Laricchia e Cristian Casili.