79 persone contagiate in totale, 14 delle quali decedute. Sei casi di positività tra 25 e 26 aprile, zero nella giornata di ieri. Scendono i numeri della quarantena a 45.
Sono i numeri del coronavirus a Cerignola. Ora, se è vero che , dopo Foggia, è il centro più popoloso della provincia e che vi sono Comuni messi anche peggio, è anche vero che si conferma a Cerignola un andamento in pericolosa controtendenza, salvo tregue.
La buona performance numerica di ieri non può far certo stare tranquilli. Seppure una porzione di cittadinanza, disincantata fino alle estreme conseguenze, continua a non rispettare le regole.
Quello che sconcerta non è tanto o non solo il numero delle persone che si sono ammalate in 45 giorni, quanto l’altissimo tasso di letalità. Purtroppo, nonostante non si sia ancora in fase 2, si notano uomini anziani che camminano affiancati in tre o quattro con la mascherina abbassata sul mento; gruppi di ragazzi (anche dieci) attorno a una panchina, privi di qualsiasi protezione individuale. Per non parlare di quei proprietari dei cani che forse si crede immune solo perché è accanto ad un quadrupede. Morale della favola: da dieci giorni almeno a questa parte una buona fetta di cerignolani pare aver preso la cosa sottogamba.
Tutto questo mentre la città si interroga su come ripartire. Dal centrosinistra Tommaso Sgarro ritorna a chiedere alla Commissione straordinaria di cominciare a organizzarsi per costituire un fondo di sostegno all’affitto per cittadini, esercizi commerciali, botteghe artigiane e cooperative sociali in difficoltà da finanziare con le risorse liberate attraverso la rinegoziazione di mutui con la Cassa Depositi e Prestiti. Una misura che insieme ad interventi mirati su Tari e Tosap può davvero rappresentare una scelta di buon senso. Il modello di riferimento è quello barese adottato da Decaro con riduzione imposte e occupazione di suolo pubblico gratuita fino al 50%.
Insomma prevenzione e misure per la ripartenza. Da qui può ripartire la città.